18/11/2025

Chi ottiene l’annullamento del matrimonio ha diritto all’assegno divorzile?

Una delle domande tipiche di chi ha appena registrato l’annullamento del matrimonio: devo continuare a pagare l’assegno divorzile all’ex coniuge?

E dall’altra parte si registra una riflessione speculare ma inversa: ora perderò il diritto acquisito che mi consente di ottenere questa somma mensile?

Annullamento del matrimonio e assegno divorzile

Sappiamo che ci sono delle conseguenze rispetto all’assegno divorzile se si rinuncia al lavoro, e che questo diritto decade se si inizia una convivenza stabile con un altro partner. Accade lo stesso con l’annullamento ufficiale del matrimonio? Tutto dipende dai tempi, vediamo perché.

Il concetto di annullamento del matrimonio

Prima dobbiamo chiarire un punto: l’annullamento è diverso dalla separazione e dal divorzio. Infatti, con questo termine intendiamo una dichiarazione chiara: il matrimonio non è mai stato valido fin dall’inizio.

Giuridicamente ed ecclesiasticamente parlando, quindi, il matrimonio non è mai esistito. Il divorzio, invece, scioglie un matrimonio valido.

L’annullamento del matrimonio può essere civile o religioso e si basa sul principio chiave del vizio di forma che rende nullo questo istituto.

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Annullamento durante la separazione

Domanda per capire se e come continuare a percepire l’assegno di mantenimento: l’annullamento ufficiale del matrimonio è arrivato prima o dopo che il divorzio sia diventato definitivo?

Se tutto ciò avviene nel momento in cui i coniugi sono separati, la risoluzione è netta. E bisogna interrompere il versamento dell’assegno perché è come se il matrimonio non fosse mai stato celebrato. Ma non ci sono effetti retroattivi, quindi non bisogna restituire le somme ricevute.

Però il matrimonio putativo può ribaltare tutto

Chi era in buona fede può avere tutele economiche attraverso l’istituto del matrimonio putativo. Ovvero, un istituto che tutela chi ha creduto nella validità del vincolo matrimoniale e non aveva gli strumenti per ipotizzare una sua non validità. In sintesi: il matrimonio è stato invalidato ma tu ci avevi creduto in buona fede, quindi la legge ti protegge comunque.

In questi casi puoi ricevere una congrua indennità o somme periodiche per un massimo di tre anni secondo l’articolo 129 e 129 bis del Codice Civile.

Il coniuge al quale sia imputabile la nullità del matrimonio è tenuto a corrispondere all’altro coniuge in buona fede, qualora il matrimonio sia annullato, una congrua indennità, anche in mancanza di prova del danno sofferto.

Codice Civile.

Il matrimonio putativo protegge anche altri aspetti oltre a quelli economici. Innanzitutto i figli, che sono considerati legittimi in ogni caso, anche se uno o entrambi i genitori erano in malafede.

Poi ci sono i rapporti patrimoniali: tutto ciò che è stato fatto durante il matrimonio rimane valido: acquisti, donazioni tra coniugi e simili non vengono messi in discussione. Possono essere riconosciuti i diritti successori ma la situazione è più complessa e dipende dalle circostanze.

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Cosa accade se siamo divorziati?

Paradossalmente, la condizione del divorzio è vantaggiosa verso chi riceve l’assegno divorzile. Infatti, qui entra in gioco il concetto sedimentato di ex coniuge, con i suoi diritti e doveri stabiliti anche dalla giurisprudenza.

Se il divorzio è già passato in giudicato (è definitivo), la successiva dichiarazione di nullità del matrimonio non elimina l’obbligo di pagare l’assegno divorzile. L’assegno divorzile non si basa più sul matrimonio dichiarato nullo, ma sullo status creato dalla sentenza di divorzio.

La somma di denaro, adesso, ha una funzione assistenziale, perequativa e compensativa per riequilibrare le posizioni economiche.