30/05/2022

Negoziazione assistita e mediazione, differenze e punti d’incontro

Spesso i termini negoziazione assistita e mediazione si usano come sinonimi. O comunque come concetti sovrapponibili. Non è esattamente così.

negoziazione assistita

Lo spieghiamo subito: il primo contratto, la negoziazione, è una procedura per la risoluzione bonaria delle controversie mediante l’assistenza di avvocati. La mediazione, invece, è svolta da un soggetto imparziale, il mediatore, e prevede l’incontro tra le parti sempre per cercare una soluzione semplificata ai problemi che intercorrono tra le stesse.

Quindi, possiamo dire che la differenza tra mediazione e negoziazione assistita risiede principalmente nella presenza di una figura terza, estranea e indipendente, che spinge per il raggiungimento di un accordo. Ma ci sono dei punti in comune? Sono obbligatori questi istituti? Quali sono i rapporti?

Cos’è la negoziazione assistita

Si tratta dell’istituto per agevolare la risoluzione di controversie tra le parti. Questo strumento è stato presentato nel decreto giustizia del 2014 (d.l. n. 132/2014) e ha lo scopo di velocizzare la risoluzione delle liti senza coinvolgere il tribunale.

La procedura contempla l’avvio della negoziazione assistita attraverso una comunicazione scritta da parte dell’avvocato dell’interessato alla controparte. Se viene accettata la richiesta si procede con il tentativo di trovare l’accordo che può essere raggiunto oppure no. In alcuni casi – come il risarcimento di somme inferiori ai 50.000 euro – la negoziazione assistita è obbligatoria.

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Cos’è la mediazione civile

Per capire le differenze tra negoziazione assistita e mediazione dobbiamo prendere in considerazione anche quest’ultima opzione. In sintesi, stiamo parlando di uno strumento definito dal Decreto Legislativo numero 28 del 2010 per alleviare il carico dei tribunali attraverso una figura specifica.

Parliamo del mediatore. Questo soggetto ha il compito di agevolare la soluzione di questioni civili, in alcuni casi rappresenta un obbligo stabilito a norma di legge. Nei casi stabiliti, l’avvocato ha l’obbligo di informare il cliente, con forma scritta, su possibilità/obbligo di contattare un mediatore.

Questa è la figura sostanziale che fa la differenza tra negoziazione assistita e mediazione. Ricordiamo che il mediatore viene definito all’interno degli organismi ufficiali legati al Ministero della Giustizia. Alla chiamata del mediatore partecipano le parti in causa con l’assistenza dei difensori.

Separazione e divorzio

Gli ambiti in cui poter attivare negoziazione  assistita sono differenti. In alcuni casi c’è l’obbligo, soprattutto per la mediazione. In altri invece questi sono strumenti da prendere in considerazione per agevolare il processo. Questo si può dire, ad esempio, nel caso delle controversie familiari.

“La procedura di negoziazione assistita può essere anche utilizzata per le soluzioni consensuali di separazione personale, cessazione degli effetti civili del matrimonio, scioglimento del matrimonio, e di modifica delle condizioni di separazione e divorzio”.

Questo è ciò che suggerisce il sito web del Consiglio Nazionale Forense, ricordando che la negoziazione assistita può essere utilizzata in alternativa alla giurisdizione ordinaria. D’altro canto non è l’unica soluzione a disposizione.

La mediazione civile in relazione alle procedure di separazione e divorzio può essere ancora più utile dato che si coinvolge anche la figura del mediatore familiare. Il quale può aiutare i coniugi a negoziare un accordo basato sulla bigenitorialità, la cura dei figli, la soluzione dei conflitti e la gestione del patrimonio. Ma non solo, attraverso la mediazione puoi risolvere:

  • Affidamento ed educazione dei figli.
  • Regole di convivenza.
  • Assegno di mantenimento e divorzile.
  • Diritto di visita ed eredità.

La differenza tra negoziazione assistita e mediazione, in buona sintesi, riguarda la presenza di una figura in grado non solo di inviare comunicazioni ma di creare un clima differente. Il tutto per facilitare la soluzione di diatribe in cui non basta semplicemente procedere a norma di legge, ma bisogna anche valutare le esigenze di tutte le persone coinvolte nel conflitto familiare.