Il disconoscimento della paternità è una scelta che il presunto padre può prendere nel momento in cui non riconosce il figlio come proprio.
Opzione che non può essere seguita dalla madre per via dell’ovvio vincolo fisico con il nascituro. Di sicuro può decidere di restare anonima e lasciare il neonato alle cure dell’ospedale per tutelare la sua vita ed evitare l’aborto.
Però il disconoscimento della paternità è un istituto differente che riguarda la possibilità dell’uomo di dimostrare in modo chiaro che il figlio non è il proprio. Il tutto però deve osservare determinate procedure.
Cos’è il disconoscimento della paternità
Con questo termine intendiamo un percorso legale che si articola in tribunale e che prevede la possibilità di far accertare a un giudice la non paternità di un figlio. Questo avviene attraverso indagini del DNA in modo da confermare o meno il fatto che il piccolo è stato concepito con un uomo diverso.
A cosa serve il disconoscimento?
Sappiamo che, a differenza delle coppie di fatto, per una coppia legata dal vincolo del matrimonio un figlio viene riconosciuto automaticamente. Il disconoscimento della paternità ha il compito di eliminare questo vincolo e tutti gli obblighi di mantenimento annessi. Compresi quelli di un’eredità.
Anche la madre può disconoscere la paternità del marito dopo massimo 6 mesi dalla nascita o dal momento in cui l’uomo viene a conoscenza del parto. La stessa opzione è data al figlio che può disconoscere il padre in qualsiasi momento, senza limiti di tempo.
Quali sono le prove del disconoscimento?
Nell’ambito del procedimento di disconoscimento occorre provare l’assenza di paternità. Il modo migliore è l’indagine genetica o ematologica perché può fugare ogni dubbio sulla presunta paternità.
Anche la testimonianza del presunto padre naturale funge da prova che però deve essere sempre inserita nel contesto del giudizio. Se il genitore si rifiuta di procedere con l’indagine medica – è tra le sue possibilità – questa scelta viene valutata come prova della paternità.
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Quali sono i tempi per il disconoscimento
Massimo un anno dalla nascita. Ci possono essere delle differenze nel caso in cui il presunto padre è lontano al momento della nascita o non ha notizia dell’avvenuto parto. Ugualmente se non c’era consapevolezza dell’adulterio.
In tutti i casi, il termine di un anno inizia a decorrere dal momento in cui si apprende la notizia (nascita o tradimento) ma resta sempre come limite ultimo il termine di 5 anni dalla nascita del bambino, dopo il quale non è più possibile procedere con il disconoscimento della paternità.
Motivazioni del disconoscimento della paternità
Quest’azione può essere proposta – secondo l’art. 235 Codice Civile – nel momento in cui si registra assenza di coabitazione nel momento in cui il figlio è stato concepito, se viene scoperto un tradimento, nel momento in cui la donna cela la gravidanza al marito o c’è uno stato di incapacità del marito di poter avere figli nel momento in cui avviene il concepimento.