Nel momento in cui si presentano delle separazioni conflittuali tra i genitori che hanno intenzione di divorziare, i figli possono presentare quella che in termini tecnici viene definita un’alienazione parentale.
Nota anche come Parental Alienation Syndrome, questa condizione colpisce gli attori più deboli. Lo fa attraverso dinamiche che portano uno dei genitori ad attivare una serie di strategie per allontanare i figli dall’altro.
In questo caso parliamo, rispettivamente, di soggetto alienante e alienato. Bisogna ricordare che questa pratica non ha un riscontro accreditato come sindrome osservata e riscontrabile dal punto di vista scientifico. Infatti, la definizione Parental Alienation Syndrome (PAS) non è accettata e non è presente nei vari manuali diagnostici come il DSM-5 o l’ICD-11.
Cos’è l’alienazione parentale, definizione
Con questo termine intendiamo la tendenza, in una fase di separazione conflittuale, di un genitore ad alienare la controparte agli occhi dei figli.
Quindi, il genitore alienante mette in pratica una serie di tecniche (più o meno spregiudicate e palesi) per mettere in cattiva luce l’altro genitore con:
- Insulti più o meno velati.
- Accuse di trascuratezza.
- Comportamenti persecutori.
Anche se il termine fu introdotto dallo psichiatra Richard Gardner negli anni ’80, la validità scientifica in termini di sindrome osservabile sui minori non è confermata. Le varie azioni alienanti, però, hanno una legittimità giuridica che può essere presa in considerazione nelle sedi opportune.
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Quando si prefigura il reato in questi casi?
Bisogna ricordare che l’alienazione parentale è una condizione complessa e difficile da dimostrare perché non esiste un reato specifico.
E le dinamiche possono essere sottili, al limite del lecito. Però il reato si definisce nel momento in cui uno dei genitori viola il diritto del figlio a mantenere un rapporto sano e genuino con la controparte e con i parenti.
L’alienazione parentale tra due coniugi in fase di separazione con dei figli minori, magari con stalking giudiziario per fiaccare le risorse, diventa reato nel momento in cui mina il diritto alla bigenitorialità.
Che è garantito dall’articolo 316 del CC e ci ricorda che “Entrambi i genitori hanno la responsabilità genitoriale che è esercitata di comune accordo tenendo conto delle capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni del figlio”.
Le conseguenze del comportamento alienante
Il soggetto che mette in atto attività tipiche dell’alienazione parentale rischia l’illecito civile e penale. Questo perché, secondo l’articolo 337 ter del Codice civile, i figli hanno diritto a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, con gli ascendenti e i parenti. Una condizione di alienazione parentale porta la prole a non godere di questo diritto, versando in una situazione di forte instabilità sia economica che psicologica.
Cosa rischia chi provoca questa situazione? Potrebbe essere portato a risarcire i danni o a subire un richiamo per violazione dell’affidamento condiviso. Nei casi più gravi si può anche perdere questo beneficio, subendo una querela per la condotta.
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Come si dimostra l’alienazione parentale?
In primo luogo, bisogna conservare tutte le prove che dimostrano l’alienazione parentale del genitore alienante. Tipo delle tracce digitali come email, messaggi SMS o WhatsApp, status di Facebook o su altre piattaforme social.
Inoltre, si possono raccogliere testimonianze come quelle di parenti, amici, docenti, psicologi scolastici. Anche il comportamento del piccolo può essere un punto di partenza per testimoniare un caso di alienazione parentale. Vuoi una consulenza per gestire questa situazione? Contattami subito per avere le indicazioni necessarie su questo tema.